Le origini di Lucca e l'epoca preromana
La ricostruzione delle origini di Lucca è ancora oggi oggetto di
controversie storiche. Il linguista Augusto Mancini attribuisce ai
liguri la nascita del primo insediamento. Secondo Augusto Mancini,
infatti, il toponimo di Lucca deriverebbe dalla parola celto-ligure
“Luk”, che significa “palude, luogo paludoso”. Altri studiosi come
l'archeologo Michelangelo Zecchini, basandosi sulle più recenti
scoperte archeologiche, attribuiscono invece agli etruschi la nascita
di Lucca.
Epoca romana
Nel 180 a.C. Lucca diventa colonia romana. Fu a Lucca che nel 56
a.C.Cesare, Pompeo e Crasso si incontrarono e rinnovarono il patto di
governo chiamato primo triumvirato, precedentemente stipulato nel 60.
Con la promulgazione della Lex Iulia Municipalis, Lucca, nel 89 a.C.,
fu elevata al rango di Municipium. Sulle vicende storiche di questa
prima fase del Municipium lucchese si conosce poco, a causa dei
pochissimi documenti arrivati integri fino ai giorni nostri. Tra i
pochi documenti troviamo una lettera che Cicerone scrive a Bruto, in
cui viene citato il nome di Lucca: Lucius Castronius Paetus longe
princeps municipii lucensis. (Cicerone, Epistula Ad Familiares, 13 13).
Dopo essere stata conquistata dagli Ostrogoti (493) e poi dai Bizantini
(552), tra il 568 e il 584 i Longobardi giunsero a Lucca. Ebbero inizio
saccheggi e devastazioni, ma progressivamente si ebbe un avvicinamento
tra i nuovi conquistatori e la popolazione autoctona, grazie alla
profonda religiosità mostrata dai Longobardi e dalla concessione di una
condizione giuridica ai lucchesi nella nuova organizzazione politica
decretata dai re longobardi Autari e Agilulfo. Venne così fondato il
Ducato di Lucca, archetipo della moderna Toscana, comprendente anche
Firenze (all'epoca una città molto piccola e senza vie di
comunicazione). Successivamente Autari riorganizzò la Toscana
costituendo tre ducati: il Ducato di Lucca, il Ducato di Firenze e il
Ducato di Pisa. Quello di Lucca divenne sede abituale del re e
importante nodo viario con la costruzione della via francigena.
Nel 990 termina il dominio Longobardo e Lucca passa sotto i Franchi.
Con l'avvento del Sacro Romano Impero Firenze diviene la nuova capitale
del Marchesato.
Con la morte della Marchesa di Toscana Matilde di Canossa (1115), Lucca
- città di mercanti e di banchieri- comincia a muovere i primi passi
verso l'indipendenza.
Il neonato comune di Lucca assume un nuovo ordinamento, e la città
viene divisa nei cinque parti che prendono nome dalle Porte cui fanno
capo: Santi Gervasio e Protasio, San Donato, San Paolino, Santa Maria e
Porta di Borgo. La città era retta da due Consoli e da un Consiglio
Generale che era solito riunirsi nel "Parlascio" (l'ex-anfiteatro).
Nel 1317 un'insurrezione popolare caccia Uguccione della Faggiuola ed
il popolo elegge Castruccio Castracani degli Antelminelli Capitano
Generale e successivamente, Duca di Lucca, Pisa, Pistoia, Luni e
Volterra.
Castruccio sconfigge l'esercito di Firenze nella battaglia di
Altopascio (1325) inseguendo gli sconfitti fiorentini sino sotto le
mura della città, dove il condottiero dà ordine che siano corsi e
introdotti, in segno di spregio,ben tre palii, ossia rispettivamente :
per "li ciuchi, li omini a piedi e le meretrici".
XI-XIV secolo
Con la morte di Castruccio Castracani (1328 per Lucca inizia un periodo
di decadenza che porterà la città passare di mano tra milanesi,
genovesi, fiorentini ed infine pisani.
Lucca convince l'imperatore Carlo IV, dietro pagamento di un tributo di
300.000 fiorini, ad emettere un atto per la liberazione della città.
L'imperatore, di passaggio in Italia scende a Lucca e il 6 aprile 1369
(domenica in Albis) firma l'atto di liberazione che consente ai
cittadini di ricostituire la Repubblica.
Il periodo Guinigi
Paolo Guinigi venne eletto signore di Lucca il 21 novembre 1400 dopo
numerosi scontri e vendette trasversali, tra la casata dei Guinigi
(sostenuta dal popolo) e quella dei Forteguerra (appoggiati dai grossi
mercanti).
Abolì il Consiglio Maggiore e istituì un Consiglio di Stato che aveva
il compito di assisterlo politicamente, inoltre si ebbe una spinta
propulsiva del commercio della seta e dell’industria bancaria.
Il suo potere aumentò notevolmente grazie ai suoi matrimoni combinati.
La più famosa moglie è senz'altro Ilaria del Carretto che sposò nel
1403. Alla sua morte fece costruire intorno al 1406 da Jacopo della
Quercia il celebre sarcofago marmoreo, ora conservato nel Duomo.
Oltre che interna si ebbe un periodo di pace esterna grazie alla sua
politica estera ambigua. Giurò fedeltà a tutti e tre i papi nominati
prima di Martino V e li accolse durante le loro visite in città.
Strinse rapporti con l'Imperatore Sigismondo che lo confermò nel 1413
Vicario Imperiale in Lucca legittimando così la sua signoria.
La situazione sfociò nel 1429 nell’ assedio e nel saccheggio da parte
di Firenze della città che tuttavia, grazie al capitano Francesco
Sforza, non cadde sotto il dominio fiorentino.
Nel 1418, a seguito della guerra tra Milano e Venezia, ci fu un
ribaltamento delle alleanze a livello generale. Firenze indusse Braccio
Fortebraccio da Montone ad invadere e saccheggiare la città. Paolo non
riuscì a resistere e per scacciare l'invasore dovette pagare un cifra
esorbitante. La pace del 1425 tra Firenze, alleata di Venezia, e
Milano, lasciò armati i fiorentini che si rivolsero contro Lucca,
perché il figlio di Paolo Guinigi, Ladislao Guinigi, aveva aiutato
Filippo Maria Sforza. I fiorentini guidati dal condottiero Niccolò
Piccinino devastarono il contado lucchese e giunsero ad assediare le
mura. La città si salvo solamente il 28 febbraio 1429 grazie
all'intervento di Francesco Sforza.
Questi fatti crebbero il malcontento e sfociò in una congiura ordita da
Pietro Cenami e Lorenzo Buonvisi lo depose nella notte tra 15 e 16
agosto 1430. Gli Anziani dettero l'annuncio di una rivolta popolare che
aveva travolto il loro Signore. In realtà si trovava in carcere a Pavia
dove morì due anni dopo.
Nel frattempo, andò crescendo l'attività bancaria cittadina, sostenuta
anche dalla presenza ebraica: nel 1431 Angelo di Gaio, un ebreo di
origine forlivese, ottenne il permesso di stabilirsi in Lucca e di
aprire un banco.
Nel 1446 vennero pubblicati nuovi statuti con innovazioni riguardo all’
istruzione pubblica e venne deciso di non fondare l’università perché
sarebbe costata troppo.
Nella seconda metà del Quattrocento, Lucca sarà coinvolta in numerose guerre di confine e inizia il suo periodo di decadenza.
Epoca contemporanea
Il 23 giugno 1805 su richiesta del senato di Lucca, viene costituito il
Principato di Lucca e Piombino, assegnato alla sorella di Napoleone
Bonaparte Elisa Bonaparte ed al marito Felice Baciocchi.
Nel congresso di Vienna venne deciso di creare il ducato di Lucca. Il
10 maggio 1815 subentra, come reggente, Maria Luisa di Borbone-Spagna,
alla quale succedette Carlo Ludovico di Borbone 1824-1847. Nel 1847 il
figlio di Maria Luisa, Carlo Ludovico, cede la città al granducato di
Toscana.
Dante Alighieri incluse molte riferimenti alle grandi famiglie feudali
che ebbero una grande giurisdizione con poteri amministrativi ed
giudiziali. Dante Alighieri stesso spese molti dei suoi anni in esilio
a Lucca.
Lucca possiede una tradizione musicale ricchissima che ancora
oggi
prosegue con una dinamica attività cittadina che conferma il genius
loci di un territorio che trova nella musica un privilegiato mezzo
espressivo.
Il
patrimonio storico-musicale della città e del territorio di Lucca vanta
immense proporzioni e una straordinaria levatura. Non basterebbero
interi volumi per illustrare la vastità delle opere prodotte,
l'eccellenza degli artisti e la notevole influenza che la creatività
musicale lucchese ha avuto sulla cultura musicale italiana ed
internazionale.
Giacomo Puccini rappresenta senza dubbio il punto più alto di una
tradizione di artisti eccellenti, ma vanno ricordati anche i suoi
antenati Giacomo senior, Antonio, Domenico e Michele Puccini e
musicisti di grande valore come Luigi Boccherini e Alfredo Catalani
oltre a Nicolao Dorati, Cristoforo Malvezzi, Gioseffo Guami, Giovanni
Lorenzo Gregori, Francesco Barsanti, Francesco Xaverio Geminiani e
Filippo Manfredi.
L’ingresso nel network delle città
Lucca è un luogo privilegiato per la musica dal vivo dove, in una
pluralità di luoghi idonei e accessibili vengono organizzati eventi e
manifestazioni musicali comprendenti diversi generi in cui vengono
coinvolti cittadini di ogni età e di ogni nazionalità durante tutto
l’anno. La città è pronta ad accogliere artisti e musicisti provenienti
da ogni parte del mondo, che desiderano porre Lucca quale residenza
ideale per esprimere la propria creatività, sentendo di
appartenere ad una vera e propria patria creativa della musica. Lucca,
tramite le proprie numerose scuole pubbliche e private, ospita inoltre
un numero considerevole di studenti italiani e stranieri ed è capace di
attrarre un numero sempre maggiore di giovani e di adulti desiderosi di
formarsi e specializzarsi nel campo musicale.
Attraverso il progetto “Lucca città della musica” la città di Lucca
intende altresì promuovere e diffondere un linguaggio universale di
benessere, armonia e di pacifica convivenza tra i popoli.
(Sintesi
presa dal sito del Comune di Lucca).
Vissuta nella Lucca del 1600, è descritta giovane,
ricca, incredibilmente bella, elegantissima e assetata d'amore.
Perdutamente innammorata di sè, aveva fatto installare in casa sua una
miriade di specchi, per ammirarsi vestita solo delle sue grazie.
Addirittura aveva perfino nascosto un piccolo specchio nel libro delle
Sacre Letture, per potersi guardare durante la messa.
Quando, a furia
di guardarsi, si rese conto che comparivano le prime rughe ed i primi
capelli bianchi, non esitò a stringere un patto con il diavolo: la sua
anima per trent'anni di giovinezza. Giunta al termine dei trent'anni
venne il momento di onorare il patto ed in una notte dei tempesta, si
dice, che ella scomparve, e nella sua casa fu trovata una buca così
profonda che non fu possibile chiudere.
Adesso la leggenda vuole che nelle notti di luna piena, Lucida
apparirebbe nel laghetto del Giardino Botanico, a bordo di un cocchio
infuocato, apparizione preceduta da grida e lamenti di dolore, e che
ogni tanto sia possibile vedere il suo volto rispecchiato nel laghetto
del giardino.
I Mansi appartennero ad una famiglia molto conosciuta ed apprezzata in
Europa per il commercio delle sete già prima del sec. XVI, quando
operavano a stretto contatto con altre famiglie nobili lucchesi come i
Buonvisi, gli Arnolfini ed i Cenami. Proprio dai Cenami, i Mansi
acquistarono nel 1600, quella che poi sarebbe diventata la loro
residenza estiva nella campagna lucchese: VILLA MANSI.
Assieme ai tanti ex voto al Volto Santo, ne è presente uno assai singolare. Si tratta di un trofeo di guerra, costituito da un insieme di crini di cavallo intrecciati insieme e montato su una asta di una bandiera strappata ai turchi durante la battaglia tenutasi il 5 Agosto 1716 nella città serba di Petervaradino. Il conte Stefano Orsetti al suo ritorno in patria l'offrì al Volto Santo, così come è riportato nella lapide posta accanto. Adesso riposa in S. Francesco vicino a Castruccio Castracani.
Di fronte alla Cappella del Volto Santo, nella colonna di destra, si
nota la mannaia "che non offendè un innocente". Poco sotto una lapide in
marmo ricorda il miracolo, uno dei tanti, effettuato dal Volto Santo, e
dice: "fermati un momento ed ammirail prodigio. lanno del signore 1334
giovanni di lorenzo arrasimplorato con preghieraaiuto questa santa
crocela mannaia sollevata per sua mortelo conserva in vita e ne fa
paleseinnocenza: poichera stato falsamente accusato omicidio gola
prontamente sottopose al ferro ben tre volte si rende molle salvarlo. va
impara che nessuna piefficace dellinnocenza ottenere prodigi."
Tutto ciò deriva dal fatto che un viandante si fermasse per rendere
soccorso ad un uomo gravemente ferito. I vicini, accorsi alle grida
dell'uomo, non vedendo l'omicida, cominciarono a mormorare, che doveva
essere stato proprio lui, il soccorritore, tale Giovanni di Lorenzo di
Arras, ad aver compiuto l'orrendo misfatto. Catturato, imprigionato,
condannato alla pena di morte, egli disperato si rivolse con ardenti
preghiere a Dio, fino a che, una notte, gli apparve in sogno il Volto
Santo, dicendogli che non aveva nulla da temere, che lo avrebbe protetto
Lui. Svegliatosi tutto contento e felice, aspettava da un momento
all'atro l'ora della libertà. Fatto sta che invece dell'ora della
liberta, scoccò l'ora di andare al patibolo, di fronte al boia, con
tutto il pubblico che gridava e acclamava, il primo tentativo, il
secondo, fallito anche il terzo, così come era usanza, il boia lo
liberò, gridando al miracolo.
Adesso a 650 anni di distanza la mannaia è conservata nella cattedrale a ricordo perenne di quanto avvenne quel giorno.
All'inizio di via Fillungo si trova la Chiesa di S. Cristorforo, di cui è
nota l'esistenza già dall'anno 1000. Nel sec. XIII la Chiesa fu sede
dell'Università dei Mercanti, e fu in questa occasione che furono
apposte, alla destra della porta principale, due sbarre di ferro di cm.
45 e cm. 86, che indicano la lunghezza regolamentare di "tempiali" e dei
"pettini" per i telai, cioè degli strumenti utilizzati per tenere
separati i fili dell'ordito (o trama) e per stendere la stoffa sul
telaio. (segue speciale sulle sete lucchesi) sul pilastro che sorregge
il campanile della Chiesa di San Martino si trova una scultura che
rappresenta un labirinto, che accanto a se ha la seguente iscrizione:
"Questo è il labirinto che il cretese Dedalo costruì e dal quale
nessuno, entratovi, potè uscirne; all'infuori di Teseo aiutato, per
amore, dal filo di Arianna".
Ora, sembra chiaro, che il contenuto
dell'iscrizione fa riferimento alla materia religiosa, dove il labirinto
di Creta fu eretto quale simbolo cristiano, e che non è possibile
uscire dal peccato se non con l'aiuto dell'amore, così come fu per Teseo
aiutato dall'amore di Arianna. Voci dicono anche che in presenza del
labirinto fossero portati i condannati a morte, e che se fossero stati
in grado di risolverlo al primo tentativo avrebbero avuto salva la
vita.........
Lucca, 29 Luglio 1845 In quel giorno, poco dopo le otto, la città era scossa dal suono ritmico dei tamburi dei soldati borbonici, che accompagnavano, dal carcere di San Giorgio verso il prato di porta San Donato, cinque condannati a morte. Tra la folla dei molti pervenuti, anche da Pisa e da Pescia, grande fu lo stupore e molti gli svenimenti ed i malori, al vedere i corpi dei cinque precipitare sotto il palco e le cinque teste in un paniere. Furono quelle le ultime esecuzioni capitali con uso della ghigliottina in Italia, che posero fine alla banda che aveva creato scompigli nella lucchesia, commettendo furti violenti ed in alcuni casi sacrileghi.
Nata nel 1218, la piccola Zita fu, sin dall'età di 12 anni, domestica in
casa Fatinelli. Solennemente proclamata protettrice delle lavoratrici
domestiche, la sua festa si celebra il 27 di Aprile. Santa Zita è
conosciuta per i suoi numerosi miracoli, operati a favore dei poveri e
dei deboli. Per recarsi alla chiesa di San Frediano, Zita passava per la
porta che affaccia su via San Frediano, più vicina al palazzo dei
Fatinelli, quando un giorno si imbattè in un povero che batteva i denti
per il freddo. Senza esitare, rientrata a palazzo prese il primo
mantello che le capitò a portata di mano. Il padrone non si accorse di
nulla, poichè l'Angelo Custode attese Zita a quella stessa porta, per
restituirglielo.
Da allora, quell'ingresso alla chiesa di San Frediano è conosciuto come
"Porta dell'Angelo", ed il miracolo è ricordato nella vetrata posta
sopra la porta. Altro miracolo per il quale è ricordata Santa Zita è
quello relativo ai legumi. Il padrone della casa teneva diversi cassoni
pieni di legumi nelle soffitte del palazzo. Zita, a poco a poco,
all'insaputa del padrone, li distribuì ai poveri, fino a esaurirne le
scorte. Ma successe, un giorno, che il padrone fosse raggiante per
l'avvenuta vendita di tutti i legumi, che sarebbero stati prelevati
l'indomani dagli acquirenti. Zita, presa dallo sconforto e dalla
disperazione, pregò tutta la notte, per avere consiglio, e quando il
giorno dopo arrivarono gli acquirenti, non solo trovarono tutti i
cassoni pieni, ma addirittura 50 chili in più.
Adesso il corpo di Santa Zita riposa nella chiesa di San Frediano, ed è possibile osservarLa attraverso una teca di vetro.
Tantissime sono le cose da vedere a Lucca, città dall’immensa
ricchezza storico-monumentale
Si può accedere alla città passando le Mura attraverso sei porte
costruite tra il 1500 e i primi del '900. Altre porte, risalenti a
tracciati murari anteriori sono tuttora visibili all'interno della
cinta attuale, si tratta dell’Antica Porta San Donato (1590),
all'interno dell'omonima piazza sede dell’Opera delle Mura, Porta San
Gervasio (1198) e Porta dei Borghi.
Il centro storico della città ha mantenuto intatto il suo aspetto
medioevale, grazie alle pregevoli architetture, le antiche e numerose
chiese (Lucca è anche detta la città dalle 100 chiese), le tante torri,
campanili e monumentali palazzi rinascimentali.
Tra le torri, da annoverare sicuramente la Torre dell’Orologio che con
i suoi 50 metri circa di altezza è la più alta, ed in cui è possibile
ammirare il meccanismo a carica manuale dell’orologio e la scala in
legno interna di 207 gradini ancora conservata; e la Torre Guinigi, uno
dei monumenti più rappresentativi di Lucca, con la presenza di alcuni
lecci sulla sua sommità.
Da visitare sicuramente anche le tante piazze: Piazza dell’Anfiteatro,
nata sulle rovine dell’antico anfiteatro romano ad opera
dell’architetto Lorenzo Nottolini; Piazza San Michele fulcro storico
della città; Piazza san Martino con il celebre Duomo; Piazza Napoleone
voluta da Elisa Baciocchi durante il suo principato e Piazza del Giglio
dove affaccia l’omonimo Teatro.
I monumenti cittadini mettono in evidenza i modi diversi con cui i
lucchesi interpretarono il messaggio unitario. La città toscana,
infatti, aderì al processo unitario in modo originale, considerando che
l’annessione prima al Gran Ducato di Toscana e poi quella al Regno
d’Italia comportarono una forte volontà di preservare le radici
culturali della comunità. Lucca scelse quindi di celebrare
l’indipendenza e l’unità nazionale abbellendo e decorando con nuovi
monumenti il proprio centro storico.
Monumenti dedicati ai padri dell’indipendenza che si possono ammirare
attraverso un tour in questa splendida cittadina. A cominciare dalla
statua a Francesco Burlamacchi, eretta nel 1863 in Piazza San Michele.
Si prosegue poi con il monumento al garibaldino-mazziniano Tito
Strocchi realizzato da Artemisio Mani nel 1883, presente nel cimitero
urbano. Del 1885 è invece l’opera in bronzo che si erge sul baluardo di
Santa Maria, realizzata dalla scultore Augusto Passaglia e dedicata a
Vittorio Emanuele II. In piazza del Giglio c’è invece la statua
marmorea di Giuseppe Garibaldi, opera di Urbano Lucchesi,
inaugurata il 20 settembre del 1889. L’eroe dei due mondi è
rappresentato a figura intera e i due rilievi bronzei sul basamento
rappresentano lo sbarco dei Mille a Marsala e la battaglia di
Calatafimi.
Più modesto nelle proporzioni e più defilato nel contesto del tessuto
cittadino (si trova infatti al baluardo di San Regolo) è invece il
busto dedicato a Giuseppe Mazzini inaugurato il 16 marzo del 1890. A
Baluardo della Libertà si trova invece il monumento in bronzo
raffigurante Benedetto Cairoli, realizzato 1893. Infine, nella vecchia
Piazza delle Erbe, rinominata Piazza XX settembre, è possibile ammirare
il Genio Alato del complesso ai Caduti delle patrie battaglie - sempre
di Urbano Lucchesi.
Monumenti dietro ai quali c'è non solo la storia di un paese ma anche
la storia di un’intera comunità. Un percorso dunque che unisce in un
unico tracciato alcuni luoghi memorabili della storia lucchese,
arricchito da una mappatura consistente di documenti e immagini
presenti nelle varie mostre, distribuite in più sedi cittadine.